E’ passata anche l’estate e l’uscita definitiva del mio primo libro si avvicina a grandi passi. In questo periodo di attesa mi ha colpito una riflessione: spesso si pensa che il destinatario di un libro sia il lettore, e che solo a lui spetti l’onore di riceverlo, sentirlo tra le mani e leggerlo.
In realtà, in tutto questo periodo tra la consegna del manoscritto e l’arrivo “fisico” della prima copia nelle mie mani, io mi sento esattamente come chi attende un regalo e non vede l’ora di riceverlo. Questo crea una strana ansia e un vortice di emozioni, in cui la soddisfazione per il lavoro fatto si mescola con l’impazienza e la paura: quanto ancora dovrò aspettare per vedere per la prima volta la mia “creazione” fatta e finita? E cosa succederà quando altri la leggeranno? Piacerà? Sarò riuscito a trasmettere sulle pagine le emozioni che ho vissuto?
Pur avendo passato oltre due anni a scriverlo, il mio libro è come una persona che conosco molto bene ma che non ho mai incontrato. Ho voglia finalmente di abbracciarlo, e di averlo fisicamente qui con me.
La verità è che non sto nella pelle. Di farvelo leggere e di rileggerlo io stesso, come fosse la prima volta.